Nami yo Kiitekure
Le disavventure radiofoniche di una giapponese vagabonda
No spoiler
(Ascoltami mentre leggi)
Disegni
Partono da una base, quella del manga, realistica e a dir poco maniacale nella cura con cui vengono utilizzati i retini e le ombreggiature a inchiostro, riuscendo a non snaturarla pur alleggerendola di molti dettagli: ne viene fuori un risultato davvero adatto a un anime dinamico e privo di elementi fantastici come questo e, nei primi piani, quasi sempre eccelso; peccato che la costanza lasci a desiderare nelle inquadrature più lunghe, perdendo certe volte le proporzioni e arrivando a omettere particolari importanti come gli occhi.
Due scelte mi hanno lasciato perplesso, avendoci trovato sia pro che contro, cioè l'ombra negli occhi e il color design di alcuni indumenti (come le giacche di Matou): gli occhi mi sono sembrati alle volte molto espressivi ma l'aver usato sempre questo stile ha portato anche a dei risultati abbastanza ridicoli, mentre, quella sorta di maschera effetto sporco sui vestiti, se da una parte dà l'idea del colorato a mano, dall'altra resta statica quando i personaggi si muovono, sortendo un marcato effetto bidimensionale.
Animazioni
Adeguate; non c'è stato uno sforzo eccessivo né in termini di fluidità, né per quanto riguarda la quantità di dettagli animati, ma neanche si percepiscono carenze importanti.
Regia
Molto buona, varia e senza eccessi; utilizza al momento giusto espedienti come il taglio, il fermo immagine e la sovrimpressione per sottolineare stati d'animo e pensieri, passando per scelte sia più comuni, come dei fondali di fantasia, sia più originali, come un'interessante riproduzione dell'effetto film muto.
Personaggi
Dovendosi adattare al tempo a disposizione pur rimanendo funzionale allo svolgimento della storia, la caratterizzazione dei personaggi, fatta eccezione per quella più ampia della protagonista, è specifica e tende ad approfondire pochi aspetti di ognuno di loro, enfatizzandoli.
Colonna sonora
Gradevole e misurata, solitamente composta da semplici motivi adatti a seguire l'atmosfera del momento, integrati da poche insert song; lascia spazio al parlato e alle belle sigle di apertura e chiusura, mettendoli in risalto.
Dialoghi
Intelligenti e serrati ma facili da seguire, supportati dall'ottimo lavoro svolto con la protagonista e dalla valida interpretazione di cui godono anche gli altri personaggi; l'adattamento italiano è buono con sporadiche sviste grammaticali.
Sceneggiatura
Ci mostra il percorso professionale e personale di Minare, partito da un'occasione fortuita ma portato avanti non senza merito, contornandolo di avventure improbabili vissute dai personaggi secondari che, pur uscendone un po' caricaturizzati, non mancano di riprendere la tematica della crescita, arricchendola di volta in volta con gli elementi tipici della propria situazione; il tutto viene declinato verso una tragicomica assurdità della storia.
Spoiler leggeri
Un momento significativo
L’influenza dei Monty Python
Gli eventi si susseguono così gradevolmente grazie all'eclettica Minare, forse in modo un po' sconclusionato fino al termine dell'ottavo episodio, quando, durante un flashback, la mentore di Matou dice di volersi ispirare ai Monty Python per il suo programma, prendendo però in giro sé stessa e non gli altri per far divertire gli ascoltatori: ecco, queste secondo me non erano solo le intenzioni della donna ma sono in qualche modo anche quelle dell'anime, come se volesse fornire, con tali parole, una chiave di lettura per quanto visto finora, volta a mostrare che sapendosi ridere un po' addosso si vive meglio e si va più d'accordo con chi ci sta vicino, tanto, alla fine, la vita va comunque dove le pare facendo succedere le cose più strane.
Pur non essendo un'opera satirica in senso stretto, Nami yo Kiitekure mostra più volte delle somiglianze con lo stile dissacrante dei Python, mai sciocco o di cattivo gusto, come in questi casi che mi hanno fatto particolarmente ridere:
- Come se non bastasse uno strambo ristorante di curry che si chiama Voyager e che serve una zuppa surgelata denominata Gagarin, sui grembiuli del chiosco estivo compaiono due altisonanti citazioni dello stesso Gagarin (There was no God e The Earth was blue), facendosi beffe di un grande vanto dell'umanità come la conquista dello spazio.
- Durante la chiacchierata tra Matou e la sua mentore viene elogiata la maturità culturale degli Ainu per una caratteristica abbastanza equivoca come la presenza di barzellette sconce nella propria lingua, andando a criticare velatamente il modo in cui questa etnia viene trattata in Giappone.
- Durante la rappresentazione dello show che dovrebbe segnare la rinascita di Minare, a tutti i presenti viene offerta una nuova vita in Svezia per via della buona politica welfare che adotta, mentre, in contrapposizione a questo, abbiamo il Giappone che è uno dei paesi con più anziani al mondo, con più suicidi e che ha addirittura coniato termini come salaryman, hikikomori e karoshi... non esattamente un luminoso esempio di benessere sociale.
- Ulteriori riferimenti ai Monty Python sono, la parlantina di Minare, che pittoresca e fluida nonostante l'improvvisazione, offre un perfetto esempio di flusso di coscienza, e la decisione di interrompere di netto le puntate del suo show, che ricorda il modo in cui il gruppo comico terminava i propri sketch senza battute conclusive.
Finale
Oltrepassato questo importante momento spartiacque, la storia inizia ad avviarsi al termine, cercando sia di portare la sua protagonista verso una degna chiusura, sia di concretizzare praticamente il suo messaggio: l'ultimo episodio ci sorprende così con l'ennesimo imprevedibile evento, che stavolta però, abbandona l'assurdità per riportarci fermamente con i piedi per terra e, toccando non più un singolo ma la collettività, ci ricorda che se abbiamo imparato a far sorridere gli altri, alzando la voce potremmo forse essere capaci di far sorridere tutti.
Considerazioni personali
Ironia e... yuri?
Da quest'opera mi sono sentito rivolgere un chiaro invito a prendermi un po' meno sul serio, cercando di vivere con più autoironia ma, vi prego, non vediateci l'intenzione di voler sdrammatizzare le vere tragedie che purtroppo possono capitare a ognuno di noi: penso solo che, essendo abituati ad avere tante cose non necessarie e a voler tenere tutto sotto controllo, ingigantiamo spesso problemi che giganti non sono, rischiando di non riuscire a vedere oltre il nostro egocentrismo.
Nemmeno io in crisi di astinenza potrei considerare Nami yo Kiitekure uno yuri, tuttavia non posso negare di aver gradito i suoi simpatici siparietti yureggianti.
Grazie a Dynit e VVVVID
il 08/07/2020
il 08/07/2020
il 08/07/2020
il 08/07/2020