Alexius de Parthenope 2sett
Parliamone: traduzioni-adattamenti, come siamo messi a qualità dei sottotitoli?Anche se il più delle volte tendiamo a non farci caso o addirittura a dimenticarcene, i sottotitoli sono un importante “ponte” che consente a noi estranei alla lingua giapponese di comprendere i soggetti e gli avvenimenti di un anime, completando o tendendo a completare la percezione del prodotto e dei suoi elementi oltre a ciò che vediamo e sentiamo.

Con un ruolo così importante che può influire sulla ricezione e l’apprezzamento di un’opera viene quindi da chiedersi quale sia la qualità di questi “ponti”, non solo nella sostanza anche nella resa di dettagli e sfumature, questione che trova ragione di essere posta anche alla luce dell’espansione dei cataloghi delle aziende, domandoci se e quanto le piattaforme e i suoi addetti ai lavori si impegnano affinché i clienti (che spesso sganciano la pecunia, oltre che ripagare le licenze e altre spese, appunto per le traduzioni-adattamenti) possano fruire dei loro prodotti in maniera soddisfacente, magari presentandosi come dei validi apripista nell’apprendimento della lingua.

Seppur non abbia una formazione tale da valutare professionalmente e in toto la traduzione e l’adattamento di un titolo, da fruitore del media che ha accumulato una discreta esperienza (anche nell’ascolto) sono comunque in grado di riconoscere varie espressioni sia di uso comune (come i saluti e i convenevoli, come quelli utilizzati sul posto di lavoro) che popolari (esclamazioni, intercalari e non solo), conoscenza che mi è tornata utile diventando una sorta di “cartina tornasole” per misurare la qualità di traduzioni e adattamenti (almeno sulle suddette basi ed elementi della lingua).

Per quanto in linea generale il lavoro di traduttori e adattatori non mi pare comprometta significativamente la fruizione degli anime, ahimè non di rado capita di imbattermi in degli inciampi discutibili e, giusto per farne degli esempi, con questo post ho deciso di portarne alcuni che riportano delle criticità, quando palesi quando più sottili.


1) Tratto da “La novella alchimista apre bottega”, contesto: Sarasa, dopo anni di studio e di duro lavoro, è ormai vicina a sostenere l’esame per ottenere la licenza alchemica, la sua maestra quindi la incoraggia con un bel “ganbare”. Sorvolando sul fatto che mi domando come sia possibile che un’espressione così nota non sia stata tradotta con un semplicissimo “dacci dentro/metticela tutta/fai del tuo meglio”, “torna vittoriosa” fa comunque storcere il naso, anche perché una prova d’esame non la vinci, casomai la superi…

2) Tratto da “The Ice Guy and His Cool Female Colleague”, contesto: tra una sessione di lavoro e l’altra, Komori e i protagonisti si prendono una pausa e come consuetudine, appena si incontrano, si scambiano un “otsukaresama”. Per quanto il sottotitolo “è ora di andare in pausa” sia contestualizzato con la scena, in realtà è sostanzialmente errato dato che la suddetta espressione viene spesso impiegata in ambienti di lavoro e studio tra colleghi come saluto-ringraziamento, un convenevole traducibile come “grazie per il duro lavoro”.

3) Tratto da “Love Flops”, contesto: Asahi, trovandosi coinvolto in un confronto tra la sua maestra e una vecchia conoscenza di quest’ultima, viene a sapere del turbolento passato di lei e, sconcertato da tale scoperta, gli viene naturale pronunciare un “sonna”. Sebbene come traduzione non sia tragica come nei casi precedenti, la scelta del termine “incredibile” l’ho comunque trovata discutibile, vista la natura della rivelazione che più che sorpreso (reazione con accezione neutra-positiva) direi aver lasciato spiazzato e incredulo il ragazzo (reazione con accezione neutra-negativa), personalmente credo sarebbe stato meglio lasciar trasparire il suo stato d’animo con un “non è possibile/non ci posso credere/non può essere vero”.

4) Tratto da “In the Heart of Kunoichi Tsubaki”, contesto: durante la prova per la formazione delle squadre, Tsubaki va alla ricerca Sazanka, una compagna che si è inoltrata nel bosco, e visto il disturbo e la difficoltà nel trovarla, si lascia sfuggire un “mattaku”. Anche per questo caso, come il precedente, il problema non è particolarmente grave, ma ancora una volta si gioca sulle sfumature e su come queste, nel loro piccolo, influenzino altri aspetti, come la caratterizzazione: vista la situazione, “fantastico” sembra associare al personaggio un senso di sarcasmo (reso più marcato anche dai punti di sospensione), tratto che però non sembra appartenere alla ragazzina né pare trasparire dal suo tono, per cui avrei trovato più idoneo un semplice e pacato “accidenti”.


Voi cosa ne pensate? Il problema legato alle traduzioni e agli adattamenti discutibili è significativo e compromette nel suo piccolo la fruizione dell’opera oppure è trascurabile, relegando questi casi a sottigliezze ininfluenti? Vi è capitato di imbattervi in casi simili o addirittura peggiori (carnarsate a parte)?

#parliamone
#datsub
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   . @Alexius Credo di essermi spiegato male fratello, perché sul terzo punto la pensiamo letteralmente allo stesso modo...circa. Sul quarto invece posso dire di non aver capito sinceramente una sega ._.
1sett
Davide Otaku Eccomi qua, mi sono dovuto prendere un pò di tempo per leggere i vostri temi 😅.

Posso dirmi d'accordo sia con @Kami che con @Alexius. Premetto di non essere affatto ne esperto ne bravo, per cui se dico sproloqui perdonatemi.

In questi 2 anni che mangio letteralmente anime colazione-pranzo-cena-notte ho avuto modo di leggere e sentire svariate modalità di traduzione, adattamento e doppiaggio, ognuna con la sua peculiarità, ognuna col sul stile, ognuna col suo significato, e fortunatamente, credo per quello sono riuscito a capire, ho quasi sempre trovato prodotti di buon livello se non alto. Ma anche di basso livello...

Nell'ultimo anno poi, essendomi dedicato a dei piccoli progetti di traduzione, uno dei quali ringrazierò sempre @Kami per avermi insegnato tanto, ho potuto notare quanto sia estremamente difficile dare la resa dei dialoghi senza conoscere un minimo, ma proprio un minimo il modo di parlare giappo, non dico le parole, anche se ultimamente qualche parola ormai l'ho imparata, ma hanno sfumature e accezzioni numerose che ne cambiano significato e destinazione.

Io personalmente lo trovo assolutamente affascinante ma dall'altro lato mi rendo conto che per i traduttori dev'essere molto difficile la trasposizione in una lingua diversa, per esprimere gli stessi sentimenti e le stesse emozioni.

Inoltre come @Alexius anch'io sarei per l'uguaglianza tra sub e dub, ma ho notato spesso, nelle opere professionali intendo, che spesso i sub sono monchi rispetto al dub, forse per una maggiore leggibilità o comprensione, qui non sono in gradi di dare una risposta certa, ma probabilmente ascoltare il dialogo e leggerlo richiedono velocità diverse e il timing è sempre quello, effettivamente. Per cui posso capire che il sub venga "pulito" per compensare la velocità di apprendimento rispetto al parlato.

Anche questo magari poi è soggettivo, perché ad esempio io che prediligo il più delle volte l'originale al doppiato, mi diverto a leggere il sub dei fansub perchè li trovo belli proprio perché sono artigianali ma spesso fatti molto bene, per essere fatti aggratis.

Però ad esempio, e qui vi rimando a leggere il mio post su Violet Evergarden, con Violet che l'ho ascoltata interamente sia dub che sub posso dire di aver trovato difetti in entrambi i procedimenti, e stiamo parlando di un'opera monumentale, forse al pari dei Ghibli per capirsi (non uccidetemi se non siete d'accordo 🙏🙇‍♂️).
Entrambi li ho trovati molto belli, ma ad esempio il doppiaggio mi è piaciuto perché secondo me ha reso meglio, il sub invece in alcuni casi ha reso meglio in altre parti.

Resto dell'idea che sia tutto molto difficile, ma anche che come dice @Alexius, certi modi di dire o certe parole vadano usate correttamente, e gli esempi che ha fatto sono molto calzanti, non ha senso dare un tono diverso alla traduzione solo per adattarla al nostro slang ma perdere il concetto socio-culturale della provenienza dell'opera. In questo ritengo che non tutto debba essere per forza "adattato" all'utente finale solo perchè di quel paese o di quella lingua perchè perderebbe il suo significato e perderebbe lo scopo per cui l'autore ha voluto farcelo arrivare.

È più o meno lo stesso problema che ho ritrovato nel tradurre dall'inglese, alla fine comunque devi sentire l'originale e capirne i toni perché anche l'inglese ho notato che spesso generalizza delle frasi o battute che magari all'inglese con l'originale lo capisce ma la traduzione poi per noi rende quasi incomprensibile oltre che a volte completamente diverso.

Poi è anche vero che come dice @Alexius qualcosa comunque si perde per strada e forse è inevitabile, ma ecco che il lavoro del sub e del dub sta anche in questo, ovvero cercare di smussare quanto possibile per arrivare comunque al cuore dello spettatore, e questo non è possibile solo professionalmente, ma serve cuore, anima e passione, cosa che nei fansub ho sempre trovato e di questo ne sono profondamente grato perché oltre a farci arrivare a noi queste opere, riescono a trasmetterci anche la passione ed è bellissimo.

Per gli onorifici, questo me lo ha insegnato @Kami e personalmente sono pienamente d'accordo, nei sub vanno sempre usati perché rendono esattamente ciò che deve essere capito, mentre nel dub avrebbero poco o nessun senso se non contestualizzati e nostranamente parlando spesso non servono in gran parte se non per casi lampanti, ma come detto, tradotti nei nostri onorifici.

Ecco, magari ho scritto troppo ma spero di aver detto la mia in maniera corretta.

6g
Alexius de Parthenope @Davide: fruendo assai raramente delle versioni dub ita (più per costrizione che per scelta, come nel caso di diversi titoli di Anime Generation), non mi sono mai prodigato in un confronto tra sub e dub, così di primo acchito mi viene da dire che almeno nella versione sub c’è una certa libertà non dovendo star dietro ai movimenti labiali, tuttavia è comunque da evitare l’eccesso nella prolissità e la complessità delle frasi (la giusta quantità di testo e la scelta di termini facilmente/abbastanza digeribili per non distogliere troppo l’attenzione dalla scena).

Personalmente prediligo il doppiaggio originale a quello nostrano sia per una mera questione di gusto sia perché ne apprezzo non solo la scelta del cast ma anche la resa dei/delle seiyuu (poi è inutile dire che è una predilezione in parte derivata dal fatto che il grosso degli anime da noi arriva con i sottotitoli in italiano… però, c’è da dire che ultimamente aziende come CR hanno cominciato a investire non poco sul doppiaggio nostrano).

Se non fosse che è più facile trovare gente che sa tradurre in italiano dall’inglese piuttosto che dal giapponese, io non farei estremo affidamento sulle versioni inglesi, oltre al fatto che con una “traduzione della traduzione” si rischia maggiormente di allontanarsi sia per contenuto che per toni dall’originale, per quanto il grosso del lavoro lo si possa ritenere passabile, ogni tanto pare che chi ci lavora si prenda la libertà di distorcere e inventare (come minimo, roba alla “otsukaresama” dell’esempio di “The Ice Guy”).

C’è da dire che dalla loro i fansub hanno un elemento a favore rispetto ai traduttori-adattatori delle aziende: il tempo. Non so quali siano le tempistiche di lavoro, ma almeno i fansub possono permettersi di soffermarsi qualche minuto in più sulla scelta delle parole e la cura di altri aspetti, come i cartelli (mettiamo da parte i casi di speedsub e di gente che prende il testo e lo traduce in automatico senza revisione…)

Sugli onorifici, anche io sono più favorevole alla presenza degli originali giapponesi nel sub, al contrario per il dub trovo quasi d’obbligo adattarli in base alle figure e al contesto (evitando l’abuso dei vari suffissi, tra i quali diminutivi e vezzeggiativi, o di epiteti stucchevoli).

6g
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