Alexius de Parthenope 6 mesi fa
Anime System. Il successo polimediale dell’animazione giapponese - Marc SteinbergQuando si parla di anime in genere si tende a parlare semplicemente del prodotto finale in sé, delle impressioni scaturite dalle storie e dai personaggi fino alla sua fattura tecnica, tuttavia ciò che abbiamo dinnanzi è spesso solo la punta dell’iceberg, una visuale ristretta su un sistema complesso di sinergie che è debuttato con le prime produzioni di spicco dello scorso secolo e che si è evoluto nel corso dei decenni.
Quello presentato da Marc Steinberg è uno studio che vuole far lume sulla natura polimediale che caratterizza le produzioni animate giapponesi, prendendo come riferimento di partenza una pietra miliare della storia degli anime: la serie tv animata di “Tetsuwan Atom” del 1963.
Il testo in questione ci aiuta infatti a non cadere nel parziale errore di relegare il successo della suddetta trasposizione animata alla mera base del manga, accompagnandoci invece in un’analisi più attenta dei vari fattori che hanno portato Atom ad essere uno tra i più noti personaggi nipponici, decretando l’inizio dell’era degli anime e l’inaugurazione di un sistema la cui strategia viene fondamentalmente utilizzata ancora oggi.
Introdotti da un’utile quanto doverosa nota a cura di Marco Pellitteri, parte così il viaggio alla volta del successo degli anime, tra la definizione degli stessi, le influenze e i collegamenti di carattere tecnico-estetici derivati da manga e kamishibai (essenzialmente, dei teatrini itineranti), tra le ispirazioni tratte dal modello disneyano e il contesto socio-economico che si era venuto a creare nel Giappone del secondo dopoguerra, un terreno fertile con un nuovo target di riferimento, i bambini, i quali sarebbero diventati tra i principali consumatori e al contempo promotori di opere e personaggi di finzione, grazie a un piano di marketing che avrebbe portato all’ubiquità la figura di Atom anche tramite collaborazioni con altre aziende, fissando e diffondendo la sua immagine attraverso confezioni, gadget, adesivi, giocattoli, etc.
Successivamente, il focus passa su una realtà assai rilevante e tuttora attiva: la Kadokawa. Viene quindi esposta la sua ascesa, l’evoluzione nel susseguirsi dei decenni e delle varie direzioni, i cambiamenti nei sistemi polimediali (tra vari formati, espansioni degli universi narrativi e pubblicità reciproca tra media) e nei target di riferimento (ad esempio, con la ribalta degli otaku).
Infine, usando come base il fenomeno di “Tetsuwan Atom” e l’editore Kadokawa, viene dato spazio a figure e aspetti essenziali quali personaggi e universi nonché il relativo consumo, tra le varie cose, presentando attorno ad essi strategie e teorie del marketing meno ordinarie e intriganti, tra cui progettare delle divergenze narrative di una stessa opera tra i vari media, la frammentazione degli universi tale da indurre a un collezionismo di natura epistemofilica o una loro programmata lacunosità che stimoli la discussione se non addirittura la creazione di prodotti derivati per mano degli appassionati.
Come impressioni personali, sono rimasto soddisfatto da questa lettura, un testo molto interessante in grado di offrire un valido approfondimento attorno all’industria dell’animazione giapponese, in certi passaggi direi avvincente, ad esempio nel raccontarne la storia (come la parentesi sul ruolo del kamishibai nell’era pre-televisiva, le pubblicità e i prodotti dell’epoca), le personalità chiave, le modalità di marketing e alcune curiosità, anche di bizzarre (come il grottesco giocattolo “il fucile di Bambi” o il fatto che per la sua strategia aziendale Haruki Kadokawa pare abbia tratto delle ispirazioni anche dal “Mein Kampf” -immagino che per lui “L’arte della guerra” di Sun Tsu fosse una lettura da normie… 😬-), il tutto sostenuto da varie preziose immagini, tra cui anche pubblicità dell’epoca. Per quanto in generale l’abbia trovato scorrevole, non nascondo che in dei punti mi sia risultato abbastanza impegnativo, a momenti azzarderei un po’ astruso, ad esempio nell’introdurre dei concetti di natura economica, parti sicuramente di fruizione meno fluida rispetto a quelle storiche e più difficili da digerire per chi ha poca familiarità, se non per chi è a digiuno, di questi ambiti.
Riguardo all’edizione nostrana, nel complesso sono rimasto soddisfatto del prodotto, sia per i contenuti che per i materiali (copertina rigida e buona carta usomano), corredato da note ed immagini esplicative e da una ricca bibliografia. Pur rimarcando la generale buona qualità, devo però rendere noto che tra le mani non mi sono ritrovato un articolo perfetto, interessato qua e là da degli errori di scrittura, sbavature che comunque avrei preferito non riscontrare visto anche il prezzo di copertina.
In conclusione, ritengo “Anime System” un saggio consigliabile a chiunque voglia dare uno sguardo di approfondimento sull’industria dell’animazione giapponese, e più nello specifico sulle teorie, le analisi e le strategie di marketing che hanno portato gli anime (e non solo) a ciò che sono oggi, un fenomeno rilevante prima in Giappone e poi nel mondo.
Per chi fosse interessato, a seguire ecco la pagina del prodotto sul sito dell’editore, ivi inclusa una piccola anteprima.
Link: https://www.tunue.com/product/anime-system-il-successo-polimediale-dellanimazione-giapponese-marc-steinberg/
Quello presentato da Marc Steinberg è uno studio che vuole far lume sulla natura polimediale che caratterizza le produzioni animate giapponesi, prendendo come riferimento di partenza una pietra miliare della storia degli anime: la serie tv animata di “Tetsuwan Atom” del 1963.
Il testo in questione ci aiuta infatti a non cadere nel parziale errore di relegare il successo della suddetta trasposizione animata alla mera base del manga, accompagnandoci invece in un’analisi più attenta dei vari fattori che hanno portato Atom ad essere uno tra i più noti personaggi nipponici, decretando l’inizio dell’era degli anime e l’inaugurazione di un sistema la cui strategia viene fondamentalmente utilizzata ancora oggi.
Introdotti da un’utile quanto doverosa nota a cura di Marco Pellitteri, parte così il viaggio alla volta del successo degli anime, tra la definizione degli stessi, le influenze e i collegamenti di carattere tecnico-estetici derivati da manga e kamishibai (essenzialmente, dei teatrini itineranti), tra le ispirazioni tratte dal modello disneyano e il contesto socio-economico che si era venuto a creare nel Giappone del secondo dopoguerra, un terreno fertile con un nuovo target di riferimento, i bambini, i quali sarebbero diventati tra i principali consumatori e al contempo promotori di opere e personaggi di finzione, grazie a un piano di marketing che avrebbe portato all’ubiquità la figura di Atom anche tramite collaborazioni con altre aziende, fissando e diffondendo la sua immagine attraverso confezioni, gadget, adesivi, giocattoli, etc.
Successivamente, il focus passa su una realtà assai rilevante e tuttora attiva: la Kadokawa. Viene quindi esposta la sua ascesa, l’evoluzione nel susseguirsi dei decenni e delle varie direzioni, i cambiamenti nei sistemi polimediali (tra vari formati, espansioni degli universi narrativi e pubblicità reciproca tra media) e nei target di riferimento (ad esempio, con la ribalta degli otaku).
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