
Pareri a caldo sugli anime dell’estate 2024 [Parte 2]Prima di iniziare, per prassi devo premettere che a seguire ci sono degli spoiler di varia entità.
⚠️⚠️⚠️⚠️ SPOILER ⚠️⚠️⚠️⚠️
▪ “Sakuna: Of Rice and Ruin “, una storia non è poi così diversa dal riso: come ci vuole tempo e cura affinché dal seme ne cresca una pianta stabile e rigogliosa, gli stessi elementi sono necessari perché da alcuni spunti concettuali ne esca fuori una narrazione solida e avvincente. La serie animata riprende grossomodo quel che viene proposto nel videogioco, un’opera che segue attraverso la vita nei campi -sia agricoli che di battaglia- le vicende della protagonista (una giovane dea viziata orfana di entrambi i genitori) e dei personaggi attorno a lei, un viaggio all’insegna della maturazione e della responsabilità con momenti pacifici alternati a tormenti e antagonismi. Per quanto gli elementi siano validi e la visione sia tutto sommato scorrevole, in termini di scrittura a più riprese l’ho percepito come un cerchio che non viene chiuso, facendo delle omissioni e dei salti non proprio congeniali (il debutto del cane? Il passaggio dalla casa temporanea a quella definitiva tra gli episodi 11-12? Lo stacco tra l’ep. 12 e il 13 con il matsuri già avviato? Il futuro dei compagni umani?). Il tentativo di coniugare gli innumerevoli aspetti del videogioco (dall’agricoltura al combattimento, dalle piccole cose come il pasto attorno all’irori alle backstories dei personaggi) c’è stato ma come temevo, il tempo a disposizione non era tale da aver consentito una copertura ampia e una piena valorizzazione di ogni suo aspetto; tra le altre cose, mi è parso un anime che nel suo piccolo ne ha risentito della sua natura derivativa, dove certi elementi risultano estranei a chi non ha già approcciato il videogioco (tipo le mosse speciali di combattimento). Non mancano i dubbi verso la costruzione di alcune parti e frangenti, per citarne alcuni la scena con cui Sakuna fa partire l’incendio del granaio (avrei preferito se la lampada che l’ha innescato l’avesse fatta cadere per sbaglio in preda all’ira nel tentativo di scacciare gli umani piuttosto che calciarla direttamente mentre loro si mangiavano pacificamente il riso…), l’asettico fast forward del settimo episodio (tre raccolti raccontati con una manciata di cut a mo’ di diapositive) o la decisione di mostrare la figura dei genitori di Sakuna (seppur utile per parti come il flashback di Tama dell’ep. 12, sono dell’idea che il loro occultamento fosse in grado di rafforzare il legame tra spettatore-protagonista, dato che sono scomparsi quando lei era ancora in fasce e non dovrebbe quindi averne dei definiti ricordi). Sul piano tecnico l’ho trovato un prodotto altalenante tra discreto e buono, con i suoi alti e bassi (specie per disegni -riferito per lo più al chara- e alle animazioni), con cenni di rigidità qua e là e una CGI alquanto palese in certi frangenti (già nei primi secondi del primo episodio, quelle piante di riso… 🙄); sul lato musicale a grandi linee non posso dire di esserne stato rapito, comunque le due sigle non mi sono dispiaciute e una nota di apprezzamento va non solo all’inserimento del canto della semina cantato dai protagonisti ma anche alla decisione di metterne la versione di Saya Asakura nella scena pre-crediti. In definitiva, al netto delle intrinseche differenze mediali, di certe parti costruite/realizzate a modo e di un -seppur tiepido- apprezzamento, reputo l’adattamento animato godibile ma non particolarmente brillante, per cui mi sento di affermare che in termini di esperienza il videogioco ne offra una più sentita, meglio strutturata e confezionata -anche se ora il mio interesse sarebbe su altro, ammetto che nel suo piccolo l’anime mi abbia stimolato l’idea riprendere in mano il gamepad e farmi un’altra run di gioco-;
▪ “Mahoaku“, sebbene il concept alla sua base non sia nulla di nuovo (una relazione tra due persone appartenenti a schieramenti rivali) la serie ha comunque una sua freschezza grazie a un connubio di elementi che la rende simpatica, carina e divertente, il tutto poi valorizzato da una buona fattura tecnica. Da una parte c’è il protagonista maschile, una figura descritta come spietata e imperturbabile che però ha perso parte della sua compostezza quando si è innamorato a prima vista della maghetta, dall’altra la protagonista femminile, una ragazza pacata tanto gentile quanto a tratti ingenua, e attorno a loro un cast tutt’altro che insipido dove spiccano dei famigli atipici (quando per il carattere quando per l’aspetto, tra chi supporta genuinamente la propria mahou shoujo e chi invece la sfrutta) e una seconda maghetta dai modi singolari (in contrasto al suo aspetto carino e dei suoi pensieri, spesso manifesta un lato violento e ogni tre per due se ne esce con “f*ck”). Una serie tutto sommato leggera e scorrevole, con un buon ritmo e senza particolari pretese, che ondeggia tra comicità e dolcezza, non esente da alcuni scorci drammatici sul passato della protagonista. Tolta una piccola sbavatura che mi era saltata all’occhio all’inizio (una visuale sulla città con dei mezzi nel traffico che non sembravano perfettamente inseriti in termini di prospettiva), per il resto l’ho trovato nel complesso un prodotto buono -se non a tratti ottimo-, veramente ben confezionato come disegni (sia per chara che fondali), con i suoi guizzi come animazioni, una consona palette generalmente dai toni delicati e una fotografia in grado ora di non appiattire la scena ora di valorizzarla. L’unica nota amara di questo prodotto è la sua parzialità (probabilmente -per non dire sicuramente- legata alla scomparsa dell’autrice del manga), di consolante c’è che, se questo adattamento è stato realizzato pensandolo al contempo come un tributo verso la mangaka, di mio posso dire che le persone che vi hanno lavorato hanno svolto un buon lavoro con il materiale che avevano a disposizione;
▪ “The Elusive Samurai“, titolo accattivante nel suo coniugare brutalità (violenza, sangue, decapitazioni) e spirito, con alla base una storia a tema vendetta che vede come protagonista un giovanissimo samurai al momento privo di grandi capacità nel combattimento ma dotato di agilità e abilità nella fuga, supportato da un ristretto gruppo di alleati nel proposito di rivalersi per la distruzione del suo clan e per il tradimento da parte di coloro di cui prima si fidava. Al netto degli sviluppi circa la rivalsa di Tokiyuki (un proposito presente ma non direi aggressivamente travolgente/prorompente), l’aspetto caratteristico della serie è il suo sprizzare personalità (grazie anche a figure peculiari come Yorishige), vitalità ed espressività, discostandosi da toni più cupi associabili alla tragedia e abbracciando invece una leggerezza che ha un che di rinfrescante. Sul lato tecnico l’ho trovato un prodotto di buon livello -in certi frangenti direi ottimo-, con una regia non monotona anche nella gestione della camera (tra inquadrature e movimenti), una palette ben calibrata che riesce a valorizzare sia le scene comiche che quelle di azione e brutali, uno stile del tratto ora pulito ora grezzo, chara ben confezionato e animazioni con i suoi guizzi, il tutto accompagnato da una colonna sonora in grado di sostenere con efficacia la scena; nota di menzione va anche alle sigle, entrambi accattivanti ed orecchiabili (tra le due, l’ending è quella in cui sicuramente riemerge il fattore “personalità”, tra elementi fuori dal tempo e un’atmosfera più gioviale). Prodotto comunque non esente da sbavature tra cui vi è sicuramente la CGI, la quale in diverse occasioni risulta alquanto palese rispetto al disegnato (sia per personaggi principali e secondari, sia per altri elementi come cavalli). Considerato il mio complessivo apprezzamento, ho già in conto di recuperare l’annunciato sequel, sperando da una parte che mantenga la suddetta personalità e dall’altra che lo staff riesca a gestire meglio gli aspetti critici come la CGI;
▪ “Makeine“, opera che riprende delle figure ricorrenti nei romakome (in primo piano l’amica d’infanzia, la sportiva e la timida bibliofila, in secondo ad esempio la sorellina brocon) riproponendole però in un concept meno ordinario: le tre eroine non sono infatti direttamente legate (anche in senso amoroso) al protagonista ma sono finite in qualche modo in contatto con lui, accomunate dall’essere state rifiutate (o non considerate) da coloro che amavano. Anche sul piano sentimentale l’ho trovato a suo modo distinguersi: mentre attorno a lui nuove coppie si formano/consolidano, sebbene il MC si trovi ad interagire con le tre ragazze assistendole nei loro tormenti, in generale non si ha la sensazione di un netto sviluppo a livello di relazione, percependo i loro rapporti ora come complicità ora come amicizia (una storia che, invece di partire in quarta, si prende il suo tempo, facendo un apripista per degli effettivi sviluppi futuri? chissà…). Sul lato comico, oltre ai classici commenti del protagonista maschile, spiccano certi personaggi (in primis la simpatica Anna, ma anche secondari come la lasciva prof-infermiera e la ragazza dallo sguardo perennemente spiritato del consiglio studentesco), nonché vari elementi e gag (come le parentesi di stalking da parte della sorellina e di Chiyaha). A livello tecnico, l’ho trovato nel complesso un buon prodotto, con una regia non monotona, ben confezionato come disegni (con chara definito e fondali dettagliati), animazioni e una palette tiepida con una sua versatilità per scene sia comiche che agrodolci, il tutto sostenuto dalla fotografia (tra gestione della messa a fuoco e di luci/ombre) e dal sonoro (anch’esso fa la sua parte sul lato comico, tra brusche interruzioni/silenzi e una buona resa dei seiyuu), una menzione va anche alle sigle, tra una vivace opening con una sua personalità (gioco tra personaggi/ambiente e scritte dei crediti) e le varie ending, una per ogni eroina e ciascuna con il proprio stile (dalle riprese dal vivo all’acquerello);
▪ “Wistoria: Wand and Sword“, un’altra serie il cui recupero ammetto sia stato in bilico, infine spronato non tanto dal contenuto quanto dalla prospettiva di riscontrare una marcia in più a livello di fattura tecnica. Come concept c’è il classico protagonista etichettato come debole, la cui incapacità nella magia in un mondo in cui questa è la base di autorità e prestigio l’ha portato ad essere oggetto di derisione e bullismo, ma che in realtà, a differenza dei suoi compagni, possiede la forza e lo spirito di un guerriero, essenzialmente mosso da una promessa fatta con una sua amica d’infanzia; una vicenda che sul percorso verso il raggiungimento del suo obbiettivo fa leva sul riscatto, superando le varie avversità con le proprie abilità e l’ingegno (e anche il supporto di altri e il lavoro di squadra). Come contenuti un’opera discreta che si lascia guardare, con i suoi momenti clou, tuttavia ammetto che il mood non sempre l’ho trovato di mio gusto, a più riprese un po’ stucchevole (come la compagna infatuata di lui o la figura un po’ edgy dei villain degli ultimi episodi), con vari frangenti con cui si tenta di bilanciare la serie smorzando i toni dal dramma e dalla brutalità che non ho gradito particolarmente (avrei preferito piuttosto una certa maturità). Sul piano tecnico un prodotto discreto-buono in cui spiccano la regia (una camera dinamica che vede al suo apice anche sequenze piuttosto estese rispetto all’ordinario -come quella dello scontro finale del settimo episodio tra il MC e Julius-, cambi di ratio e di palette per certi flashback e inquadrature anche particolari -soggettive con le ciglia-), disegni (in vari frangenti spicca una certa espressività dei volti) e animazioni, il tutto sostenuto efficacemente dalla musica; tuttavia non è privo di sbavature, oltre ad alti e bassi per quanto concerne i disegni, in particolare ci sono scene dove l’apparato tecnico sembra non riesca a star dietro all’ambizione della regia (riferimento agli ambienti costruiti in CGI, dove nei movimenti di camera 3D si percepisce in maniera alquanto netta il contrasto e/o lo sfasamento con il disegnato). Seppur con qualche incertezza (principalmente legata al mood) e con la speranza che possa anch’esso riservare dei guizzi in termini di realizzazione, tengo in considerazione l’idea di recuperare l’annunciato sequel;
▪ “ATRI -My Dear Moments-“, da giocatore della visual novel ho approcciato con curiosità questa trasposizione, interessato all’idea di vedere l’omonima opera da un’altra prospettiva; seppur conscio delle differenze tra i due media, la speranza di trovarmi a un’esperienza coinvolgente in maniera non dissimile dall’originale ha lasciato spazio a un tiepido (anzi tiepidissimo) apprezzamento, reazione dovuta per lo più a questioni narrative e alla gestione del mood. Premesso che già nell’originale degli aspetti erano in grado di generare perplessità o far alzare un sopracciglio (come il lato sentimentale e la stessa figura della protagonista che più che emanare un’aura da “waifu”, per il suo puerile moe risulta più un personaggio della categoria “pledge to protect”), per quanto la serie animata erediti parte dei validi ingredienti (oltre al dramma attorno ai vari personaggi, ora sfiorando ora trattando temi come intelligenza artificiale, coscienza, genuinità dei sentimenti), questa versione (con le sue differenze, sia strutturali che di dettagli, ora accettabili ora discutibili) non è riuscita a far breccia e, in alcuni casi, nemmeno a convincermi pienamente, quando sulla sceneggiatura quando sulla scrittura e il ritmo. Come fattura tecnica, nel complesso mi è parso un prodotto discreto con i suoi alti e bassi, tra una regia non monotona (per inquadrature e movimenti di camera), qualche guizzo qua e là per disegni e animazioni, e una fotografia che più volte fa capolino per sostenere la scena (tra gestione della messa a fuoco, effetti e luci/ombre). In definitiva, considerando come questa serie non mi abbia lasciato un’impressione nettamente positiva, per chi fosse interessato a recuperare l’opera mi sentirei di consigliare più la visual novel che questo adattamento animato.
--------------------------------------------------------
Avete visto uno o più dei succitati anime? Cosa ne pensate? Avete trovato ulteriori pregi e/o difetti? Condividete o dissentite su quanto ho espresso?
Con questa seconda parte si conclude il mio recupero dei titoli di Crunchyroll; tra quelli che mi interessavano maggiormente rimangono fuori l’ultima stagione di “Monogatari” (appreso da poco della sua conclusione e con la scadenza dell’abbonamento alle porte, ho preferito non maratonarla) e “Delico's Nursery” (serie ancora in corso).
Nell’attesa di recuperare gli ultimi titoli che ho in lista per elaborare la terza parte sugli anime dell’estate 2024, spero che questo post sia stato in qualche modo utile e che magari possa dar vita a qualche scambio di opinioni 🙂
⚠️⚠️⚠️⚠️ SPOILER ⚠️⚠️⚠️⚠️
▪ “Sakuna: Of Rice and Ruin “, una storia non è poi così diversa dal riso: come ci vuole tempo e cura affinché dal seme ne cresca una pianta stabile e rigogliosa, gli stessi elementi sono necessari perché da alcuni spunti concettuali ne esca fuori una narrazione solida e avvincente. La serie animata riprende grossomodo quel che viene proposto nel videogioco, un’opera che segue attraverso la vita nei campi -sia agricoli che di battaglia- le vicende della protagonista (una giovane dea viziata orfana di entrambi i genitori) e dei personaggi attorno a lei, un viaggio all’insegna della maturazione e della responsabilità con momenti pacifici alternati a tormenti e antagonismi. Per quanto gli elementi siano validi e la visione sia tutto sommato scorrevole, in termini di scrittura a più riprese l’ho percepito come un cerchio che non viene chiuso, facendo delle omissioni e dei salti non proprio congeniali (il debutto del cane? Il passaggio dalla casa temporanea a quella definitiva tra gli episodi 11-12? Lo stacco tra l’ep. 12 e il 13 con il matsuri già avviato? Il futuro dei compagni umani?). Il tentativo di coniugare gli innumerevoli aspetti del videogioco (dall’agricoltura al combattimento, dalle piccole cose come il pasto attorno all’irori alle backstories dei personaggi) c’è stato ma come temevo, il tempo a disposizione non era tale da aver consentito una copertura ampia e una piena valorizzazione di ogni suo aspetto; tra le altre cose, mi è parso un anime che nel suo piccolo ne ha risentito della sua natura derivativa, dove certi elementi risultano estranei a chi non ha già approcciato il videogioco (tipo le mosse speciali di combattimento). Non mancano i dubbi verso la costruzione di alcune parti e frangenti, per citarne alcuni la scena con cui Sakuna fa partire l’incendio del granaio (avrei preferito se la lampada che l’ha innescato l’avesse fatta cadere per sbaglio in preda all’ira nel tentativo di scacciare gli umani piuttosto che calciarla direttamente mentre loro si mangiavano pacificamente il riso…), l’asettico fast forward del settimo episodio (tre raccolti raccontati con una manciata di cut a mo’ di diapositive) o la decisione di mostrare la figura dei genitori di Sakuna (seppur utile per parti come il flashback di Tama dell’ep. 12, sono dell’idea che il loro occultamento fosse in grado di rafforzare il legame tra spettatore-protagonista, dato che sono scomparsi quando lei era ancora in fasce e non dovrebbe quindi averne dei definiti ricordi). Sul piano tecnico l’ho trovato un prodotto altalenante tra discreto e buono, con i suoi alti e bassi (specie per disegni -riferito per lo più al chara- e alle animazioni), con cenni di rigidità qua e là e una CGI alquanto palese in certi frangenti (già nei primi secondi del primo episodio, quelle piante di riso… 🙄); sul lato musicale a grandi linee non posso dire di esserne stato rapito, comunque le due sigle non mi sono dispiaciute e una nota di apprezzamento va non solo all’inserimento del canto della semina cantato dai protagonisti ma anche alla decisione di metterne la versione di Saya Asakura nella scena pre-crediti. In definitiva, al netto delle intrinseche differenze mediali, di certe parti costruite/realizzate a modo e di un -seppur tiepido- apprezzamento, reputo l’adattamento animato godibile ma non particolarmente brillante, per cui mi sento di affermare che in termini di esperienza il videogioco ne offra una più sentita, meglio strutturata e confezionata -anche se ora il mio interesse sarebbe su altro, ammetto che nel suo piccolo l’anime mi abbia stimolato l’idea riprendere in mano il gamepad e farmi un’altra run di gioco-;
▪ “Mahoaku“, sebbene il concept alla sua base non sia nulla di nuovo (una relazione tra due persone appartenenti a schieramenti rivali) la serie ha comunque una sua freschezza grazie a un connubio di elementi che la rende simpatica, carina e divertente, il tutto poi valorizzato da una buona fattura tecnica. Da una parte c’è il protagonista maschile, una figura descritta come spietata e imperturbabile che però ha perso parte della sua compostezza quando si è innamorato a prima vista della maghetta, dall’altra la protagonista femminile, una ragazza pacata tanto gentile quanto a tratti ingenua, e attorno a loro un cast tutt’altro che insipido dove spiccano dei famigli atipici (quando per il carattere quando per l’aspetto, tra chi supporta genuinamente la propria mahou shoujo e chi invece la sfrutta) e una seconda maghetta dai modi singolari (in contrasto al suo aspetto carino e dei suoi pensieri, spesso manifesta un lato violento e ogni tre per due se ne esce con “f*ck”). Una serie tutto sommato leggera e scorrevole, con un buon ritmo e senza particolari pretese, che ondeggia tra comicità e dolcezza, non esente da alcuni scorci drammatici sul passato della protagonista. Tolta una piccola sbavatura che mi era saltata all’occhio all’inizio (una visuale sulla città con dei mezzi nel traffico che non sembravano perfettamente inseriti in termini di prospettiva), per il resto l’ho trovato nel complesso un prodotto buono -se non a tratti ottimo-, veramente ben confezionato come disegni (sia per chara che fondali), con i suoi guizzi come animazioni, una consona palette generalmente dai toni delicati e una fotografia in grado ora di non appiattire la scena ora di valorizzarla. L’unica nota amara di questo prodotto è la sua parzialità (probabilmente -per non dire sicuramente- legata alla scomparsa dell’autrice del manga), di consolante c’è che, se questo adattamento è stato realizzato pensandolo al contempo come un tributo verso la mangaka, di mio posso dire che le persone che vi hanno lavorato hanno svolto un buon lavoro con il materiale che avevano a disposizione;
▪ “The Elusive Samurai“, titolo accattivante nel suo coniugare brutalità (violenza, sangue, decapitazioni) e spirito, con alla base una storia a tema vendetta che vede come protagonista un giovanissimo samurai al momento privo di grandi capacità nel combattimento ma dotato di agilità e abilità nella fuga, supportato da un ristretto gruppo di alleati nel proposito di rivalersi per la distruzione del suo clan e per il tradimento da parte di coloro di cui prima si fidava. Al netto degli sviluppi circa la rivalsa di Tokiyuki (un proposito presente ma non direi aggressivamente travolgente/prorompente), l’aspetto caratteristico della serie è il suo sprizzare personalità (grazie anche a figure peculiari come Yorishige), vitalità ed espressività, discostandosi da toni più cupi associabili alla tragedia e abbracciando invece una leggerezza che ha un che di rinfrescante. Sul lato tecnico l’ho trovato un prodotto di buon livello -in certi frangenti direi ottimo-, con una regia non monotona anche nella gestione della camera (tra inquadrature e movimenti), una palette ben calibrata che riesce a valorizzare sia le scene comiche che quelle di azione e brutali, uno stile del tratto ora pulito ora grezzo, chara ben confezionato e animazioni con i suoi guizzi, il tutto accompagnato da una colonna sonora in grado di sostenere con efficacia la scena; nota di menzione va anche alle sigle, entrambi accattivanti ed orecchiabili (tra le due, l’ending è quella in cui sicuramente riemerge il fattore “personalità”, tra elementi fuori dal tempo e un’atmosfera più gioviale). Prodotto comunque non esente da sbavature tra cui vi è sicuramente la CGI, la quale in diverse occasioni risulta alquanto palese rispetto al disegnato (sia per personaggi principali e secondari, sia per altri elementi come cavalli). Considerato il mio complessivo apprezzamento, ho già in conto di recuperare l’annunciato sequel, sperando da una parte che mantenga la suddetta personalità e dall’altra che lo staff riesca a gestire meglio gli aspetti critici come la CGI;
▪ “Makeine“, opera che riprende delle figure ricorrenti nei romakome (in primo piano l’amica d’infanzia, la sportiva e la timida bibliofila, in secondo ad esempio la sorellina brocon) riproponendole però in un concept meno ordinario: le tre eroine non sono infatti direttamente legate (anche in senso amoroso) al protagonista ma sono finite in qualche modo in contatto con lui, accomunate dall’essere state rifiutate (o non considerate) da coloro che amavano. Anche sul piano sentimentale l’ho trovato a suo modo distinguersi: mentre attorno a lui nuove coppie si formano/consolidano, sebbene il MC si trovi ad interagire con le tre ragazze assistendole nei loro tormenti, in generale non si ha la sensazione di un netto sviluppo a livello di relazione, percependo i loro rapporti ora come complicità ora come amicizia (una storia che, invece di partire in quarta, si prende il suo tempo, facendo un apripista per degli effettivi sviluppi futuri? chissà…). Sul lato comico, oltre ai classici commenti del protagonista maschile, spiccano certi personaggi (in primis la simpatica Anna, ma anche secondari come la lasciva prof-infermiera e la ragazza dallo sguardo perennemente spiritato del consiglio studentesco), nonché vari elementi e gag (come le parentesi di stalking da parte della sorellina e di Chiyaha). A livello tecnico, l’ho trovato nel complesso un buon prodotto, con una regia non monotona, ben confezionato come disegni (con chara definito e fondali dettagliati), animazioni e una palette tiepida con una sua versatilità per scene sia comiche che agrodolci, il tutto sostenuto dalla fotografia (tra gestione della messa a fuoco e di luci/ombre) e dal sonoro (anch’esso fa la sua parte sul lato comico, tra brusche interruzioni/silenzi e una buona resa dei seiyuu), una menzione va anche alle sigle, tra una vivace opening con una sua personalità (gioco tra personaggi/ambiente e scritte dei crediti) e le varie ending, una per ogni eroina e ciascuna con il proprio stile (dalle riprese dal vivo all’acquerello);
▪ “Wistoria: Wand and Sword“, un’altra serie il cui recupero ammetto sia stato in bilico, infine spronato non tanto dal contenuto quanto dalla prospettiva di riscontrare una marcia in più a livello di fattura tecnica. Come concept c’è il classico protagonista etichettato come debole, la cui incapacità nella magia in un mondo in cui questa è la base di autorità e prestigio l’ha portato ad essere oggetto di derisione e bullismo, ma che in realtà, a differenza dei suoi compagni, possiede la forza e lo spirito di un guerriero, essenzialmente mosso da una promessa fatta con una sua amica d’infanzia; una vicenda che sul percorso verso il raggiungimento del suo obbiettivo fa leva sul riscatto, superando le varie avversità con le proprie abilità e l’ingegno (e anche il supporto di altri e il lavoro di squadra). Come contenuti un’opera discreta che si lascia guardare, con i suoi momenti clou, tuttavia ammetto che il mood non sempre l’ho trovato di mio gusto, a più riprese un po’ stucchevole (come la compagna infatuata di lui o la figura un po’ edgy dei villain degli ultimi episodi), con vari frangenti con cui si tenta di bilanciare la serie smorzando i toni dal dramma e dalla brutalità che non ho gradito particolarmente (avrei preferito piuttosto una certa maturità). Sul piano tecnico un prodotto discreto-buono in cui spiccano la regia (una camera dinamica che vede al suo apice anche sequenze piuttosto estese rispetto all’ordinario -come quella dello scontro finale del settimo episodio tra il MC e Julius-, cambi di ratio e di palette per certi flashback e inquadrature anche particolari -soggettive con le ciglia-), disegni (in vari frangenti spicca una certa espressività dei volti) e animazioni, il tutto sostenuto efficacemente dalla musica; tuttavia non è privo di sbavature, oltre ad alti e bassi per quanto concerne i disegni, in particolare ci sono scene dove l’apparato tecnico sembra non riesca a star dietro all’ambizione della regia (riferimento agli ambienti costruiti in CGI, dove nei movimenti di camera 3D si percepisce in maniera alquanto netta il contrasto e/o lo sfasamento con il disegnato). Seppur con qualche incertezza (principalmente legata al mood) e con la speranza che possa anch’esso riservare dei guizzi in termini di realizzazione, tengo in considerazione l’idea di recuperare l’annunciato sequel;
▪ “ATRI -My Dear Moments-“, da giocatore della visual novel ho approcciato con curiosità questa trasposizione, interessato all’idea di vedere l’omonima opera da un’altra prospettiva; seppur conscio delle differenze tra i due media, la speranza di trovarmi a un’esperienza coinvolgente in maniera non dissimile dall’originale ha lasciato spazio a un tiepido (anzi tiepidissimo) apprezzamento, reazione dovuta per lo più a questioni narrative e alla gestione del mood. Premesso che già nell’originale degli aspetti erano in grado di generare perplessità o far alzare un sopracciglio (come il lato sentimentale e la stessa figura della protagonista che più che emanare un’aura da “waifu”, per il suo puerile moe risulta più un personaggio della categoria “pledge to protect”), per quanto la serie animata erediti parte dei validi ingredienti (oltre al dramma attorno ai vari personaggi, ora sfiorando ora trattando temi come intelligenza artificiale, coscienza, genuinità dei sentimenti), questa versione (con le sue differenze, sia strutturali che di dettagli, ora accettabili ora discutibili) non è riuscita a far breccia e, in alcuni casi, nemmeno a convincermi pienamente, quando sulla sceneggiatura quando sulla scrittura e il ritmo. Come fattura tecnica, nel complesso mi è parso un prodotto discreto con i suoi alti e bassi, tra una regia non monotona (per inquadrature e movimenti di camera), qualche guizzo qua e là per disegni e animazioni, e una fotografia che più volte fa capolino per sostenere la scena (tra gestione della messa a fuoco, effetti e luci/ombre). In definitiva, considerando come questa serie non mi abbia lasciato un’impressione nettamente positiva, per chi fosse interessato a recuperare l’opera mi sentirei di consigliare più la visual novel che questo adattamento animato.
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Avete visto uno o più dei succitati anime? Cosa ne pensate? Avete trovato ulteriori pregi e/o difetti? Condividete o dissentite su quanto ho espresso?
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Scusa ma Baki (2018) posso guardarlo oppure mi devo recuperare prima quello degli anni 90?
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Weila, non sono ancora morto! Mi sono solo preso una pausa di un mese dagli anime ma ora sono pronto a riniziare. Devo dire che mi fa strano vedere sono un'anime in visione quindi mi potete consigliare degli anime che stanno uscendo ora

Ragazzi una domanda. Degli anime che sono in corso ( parlo in generale ) fanno uscire gli episodi ogni sabato per tutti oppure varia da anime ad anime?

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Fa...Leggi tutto
Però, ecco, l'impressione che mi sono fatto io, ovviamente tramite trama e sporadici sketch, non è quella del legame romantico (anche se mi piacerebbe sempre), ma più come un "mezzo" per raggiungere uno scopo. Non so se mi sono spiegato...
Poi, ovviamente, da quale divoratore seriale di LN che sei mi aspettavo un esame decisamente più profondo dell'opera, però come nel caso di Planetarian, spero mi piaccia tanto lo stesso... Poi chissà...
4 mesi fa
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4 mesi fa
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4 mesi fa